PALERMO

lpffg
ISTITUTO FRANCESCO D’ASSISI san
RACCONTO UNA STORIA
Dal romanzo - biografia «Questa è Florenzia» di Michele Giacomantonio edizioni San Paolo 2013 Torino
« Florenzia è stata una donna che ha saputo «svegliare l’aurora, cioè vincere la marginalità a cui la nascita sembrava relegarla e rivolgere al mondo un messaggio di solidarietà e di speranza »
Capitolo III RITORNO A LIPARI E NASCITA DELL’ISTITUTO 1. Di nuovo a Lipari Florenzia giunge a Lipari sul finire del febbraio del 1905. Nove anni sono passati dalla sua partenza, ma quando il vapore si ferma di fronte a Marina Corta, le sembra fosse stato solo il giorno prima. È a bordo con il fratello Giuseppe e la sorella Angelina che erano andati a incontrarla fino a Napoli e, in attesa che il rollo li trasbordi, si affaccia per cercare di scorgere la mamma e le altre sorelle che devono essere ad attenderla e per vedere se qualcosa è cambiata su quel pezzo di isola che aveva salutato partendo, pensando di non poterla più rivedere. Ecco la spiaggia di Marina Corta accerchiata da eleganti case a due piani, di cui una fila si spinge fin sotto le rupi del castello. Ecco le imbarcazioni tirate a secco, le più grosse a destra e le più piccole a sinistra. Ecco le numerose barche di pescatori. Ecco, al centro della spiaggia, la statua in marmo di san Bartolomeo con, tutto attorno, la cancellata. Ecco a sinistra all’imbocco del vallone e dinanzi a un muricciolo basso, sulla spiaggia ciottolosa, altre barche tirate a secco e dopo, la salita di San Giuseppe, che porta alla chiesa sormontata da una guglia, e a sinistra della chiesa la torre ortogonale a tre piani con una finestra tonda sopra e una sotto. Sì, almeno Marina Corta è sempre la stessa, e sembra che il tempo si sia fermato. Giunge il momento di salire sulla barca. Il mare è un po’ mosso, ma braccia robuste l’aiutano a calarsi, come fanno con gli altri passeggeri. E, insieme alle persone, i barcaioli prendono in consegna il bagaglio e lo depositano a prua. Quando l’operazione è finita, la barca, a remi, si dirige al piccolo molo della penisoletta legata alla spiaggia da un ponticello dove campeggia la chiesetta delle Anime del Purgatorio con a fianco l’ufficio del Porto. Ed eccola lì, sulla piccola banchina, la mamma con Nunziatina, Maria e Caterina e uno stuolo di parenti e amici che non tutti riconosce. È il momento dei saluti, come un antico rituale, perché nell’isola l’arrivo e la partenza assumono una visibilità e un significato tutto particolare. Ma, mentre alla partenza erano la mestizia e il pianto che dominavano la scena, ora invece ci sono sorrisi ed esclamazioni di gioia e di bentornato. Poi, finito il momento delle effusioni, tutti insieme, come in processione, con Florenzia davanti, nel suo vestito di suora francescana, sottobraccio alla mamma, si dirigono verso la casa di Lipari, ‘ntu Strittu a Sena, dove Florenzia ha abitato quando, bambina, frequentava le scuole di Lipari e dove tutta la famiglia ha soggiornato prima della partenza. E nella casa di Lipari si stabiliscono sia per meglio seguire le vicende, sia perché, in questa stagione, la casa di Pirrera è troppo umida e fredda. La cittadina è cambiata? Al confronto di New York a Florenzia sembra ancora più piccola, vecchia e grigia di quando l’aveva lasciata, anche se, a guardarla bene, diverse case sono state ristrutturate almeno nei prospetti, c’è la novità dell’illuminazione pubblica con i lampioni a gas, e al centro ci sono un maggior numero di botteghe di artigiani di quanto ricordasse. Ma di fronte al ritmo frenetico della metropoli americana Lipari le sembra statica e immobile come un presepio. Il giorno dell’arrivo viene tutto dedicato ai saluti e al piacere di ritrovarsi di nuovo insieme e in buona salute. Anche la mamma, che a New York, specie negli ultimi tempi, era sempre così sofferente, sembra ringiovanita. Ma fin dal giorno successivo il problema sul tavolo è quello dell’istituto che doveva sorgere. Florenzia nota subito una reticenza e un imbarazzo in mamma Nunziata ogni volta che ne fa cenno. Questa sembra paga di aver riportato la figlia a casa e dimentica, invece, della sua prospettiva religiosa. Così, la sera, sempre nelle rituali riunioni dopo la cena e dopo il rosario, decide di fare chiarezza. Nei prossimi giorni, e se non è domani sarà sicuramente dopodomani, dovrò presentarmi al vescovo come ho promesso a Washington al Delegato apostolico. Come sta la situazione? A che punto è questo nuovo istituto, di cui mi ha scritto Antonino e di cui pare tutti parlino? Forse c’è qualche problema è l’incipit di Nunziata –. Te ne parlerà di sicuro il vescovo, ma è bene che ci vai preparata. A Lipari sono diversi i preti, a cominciare da don Giovanni Paino, il segretario del vescovo, che vogliono un nuovo istituto di suore, un istituto liparese che affronti i problemi di Lipari. Non tutti vedono di buon occhio le Suore di Carità che sono a Lipari ormai da vent’anni. E non solo perché non si occupano dei due problemi più gravi che affliggono il paese, e cioè quello delle ragazze madri scacciate dalle famiglie e quello dei bambini abbandonati, ma soprattutto perché sembrano troppo attaccate ai soldi… Per la questione di un lascito, sono andate in lite persino col vescovo. Il vescovo, però, tentenna. Quando sono andata a trovarlo per parlargli di te, mi è parso molto incerto. – Ma è stato lui a scrivere la lettera a mons. Falconio chiedendo il mio rientro – incalza Florenzia. È vero. Ma temo che l’abbia fatto, più che per convinzione, cedendo alle insistenze del canonico Paino e forse per un segno di attenzione nei miei confronti che gli ero apparsa tanto preoccupata per il tuo destino, sola, in un paese così lontano. – Mamma, mamma… io non ero sola, avevo il mio istituto, le mie consorelle… Scusate, ma è inutile recriminare se è stato un bene oppure no farti tornare a Lipari intervenne don Antonino che era venuto in permesso proprio per rivedere la sorella –. Non credo, Florenzia, che tu possa pensare di tornare a New York. Ormai il tuo futuro è qui e vediamo che cosa si può fare. Quello che dice la mamma è vero: il vescovo è molto perplesso. È solo da un anno che è giunto a Lipari. Lui, che è un carmelitano, uomo di meditazione e di studi, che ha passato la sua vita finora fra il monastero e gli studi, l’insegnamento di teologia e filosofia e si è trovato catapultato in una realtà dove esistono forti tensioni con l’amministrazione comunale, la borghesia locale e dove lo stesso mondo ecclesiastico è attraversato da intrighi e pettegolezzi. Il vescovo conosce le ragioni dello scontro delle Suore di Carità col suo predecessore, il trasferimento di questi, l’esistenza di forti antipatie nel clero per queste suore che vogliono farla da padrone, le idee che circolano sull’apertura di un nuovo istituto che potrebbe riaccendere lo scontro con le suore con possibili strascichi giuridici e burocratici. È chiaro che, quando la mamma è andata a sollecitarlo di prendere una decisione che in qualche modo andava verso la creazione di questo nuovo istituto, lui abbia cercato di gettare acqua sul fuoco. E ha fatto capire che si trattava di un’ipotesi impraticabile… – Mi ha congedato bruscamente, sottolinea Nunziata. È naturale. Si sarà detto come era possibile, in questo clima, affidare un tale incarico a una suora che veniva dall’America e mancava da Lipari da nove anni… Forse, avrà pensato, sarebbe stato più semplice chiamare un altro istituto da fuori… ci sono tanti istituti di suore anche in Sicilia… Questa è stata la sua reazione di fronte alle insistenze di mamma. Poi però, nelle settimane successive, ha avuto modo di ragionare col suo segretario, ma anche con altri preti giovani e attenti ai problemi sociali come don Scolarici e don Palmisano. E mi sembra che sia divenuto più possibilista. Non gli sono spariti tutti i dubbi, ma non è più sulla difensiva. Vai a trovarlo, suor Florenzia, e può darsi che, conoscendoti, superi anche le ultime perplessità.
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puntata 12

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Dal romanzo - biografia «Questa è Florenzia» di Michele Giacomantonio edizioni San Paolo 2013 Torino
« Florenzia è stata una donna che ha saputo «svegliare l’aurora, cioè vincere la marginalità a cui la nascita sembrava relegarla e rivolgere al mondo un messaggio di solidarietà e di speranza »
Capitolo III RITORNO A LIPARI E NASCITA DELL’ISTITUTO 1. Di nuovo a Lipari Florenzia giunge a Lipari sul finire del febbraio del 1905. Nove anni sono passati dalla sua partenza, ma quando il vapore si ferma di fronte a Marina Corta, le sembra fosse stato solo il giorno prima. È a bordo con il fratello Giuseppe e la sorella Angelina che erano andati a incontrarla fino a Napoli e, in attesa che il rollo li trasbordi, si affaccia per cercare di scorgere la mamma e le altre sorelle che devono essere ad attenderla e per vedere se qualcosa è cambiata su quel pezzo di isola che aveva salutato partendo, pensando di non poterla più rivedere. Ecco la spiaggia di Marina Corta accerchiata da eleganti case a due piani, di cui una fila si spinge fin sotto le rupi del castello. Ecco le imbarcazioni tirate a secco, le più grosse a destra e le più piccole a sinistra. Ecco le numerose barche di pescatori. Ecco, al centro della spiaggia, la statua in marmo di san Bartolomeo con, tutto attorno, la cancellata. Ecco a sinistra all’imbocco del vallone e dinanzi a un muricciolo basso, sulla spiaggia ciottolosa, altre barche tirate a secco e dopo, la salita di San Giuseppe, che porta alla chiesa sormontata da una guglia, e a sinistra della chiesa la torre ortogonale a tre piani con una finestra tonda sopra e una sotto. Sì, almeno Marina Corta è sempre la stessa, e sembra che il tempo si sia fermato. Giunge il momento di salire sulla barca. Il mare è un po’ mosso, ma braccia robuste l’aiutano a calarsi, come fanno con gli altri passeggeri. E, insieme alle persone, i barcaioli prendono in consegna il bagaglio e lo depositano a prua. Quando l’operazione è finita, la barca, a remi, si dirige al piccolo molo della penisoletta legata alla spiaggia da un ponticello dove campeggia la chiesetta delle Anime del Purgatorio con a fianco l’ufficio del Porto. Ed eccola lì, sulla piccola banchina, la mamma con Nunziatina, Maria e Caterina e uno stuolo di parenti e amici che non tutti riconosce. È il momento dei saluti, come un antico rituale, perché nell’isola l’arrivo e la partenza assumono una visibilità e un significato tutto particolare. Ma, mentre alla partenza erano la mestizia e il pianto che dominavano la scena, ora invece ci sono sorrisi ed esclamazioni di gioia e di bentornato. Poi, finito il momento delle effusioni, tutti insieme, come in processione, con Florenzia davanti, nel suo vestito di suora francescana, sottobraccio alla mamma, si dirigono verso la casa di Lipari, ‘ntu Strittu a Sena, dove Florenzia ha abitato quando, bambina, frequentava le scuole di Lipari e dove tutta la famiglia ha soggiornato prima della partenza. E nella casa di Lipari si stabiliscono sia per meglio seguire le vicende, sia perché, in questa stagione, la casa di Pirrera è troppo umida e fredda. La cittadina è cambiata? Al confronto di New York a Florenzia sembra ancora più piccola, vecchia e grigia di quando l’aveva lasciata, anche se, a guardarla bene, diverse case sono state ristrutturate almeno nei prospetti, c’è la novità dell’illuminazione pubblica con i lampioni a gas, e al centro ci sono un maggior numero di botteghe di artigiani di quanto ricordasse. Ma di fronte al ritmo frenetico della metropoli americana Lipari le sembra statica e immobile come un presepio. Il giorno dell’arrivo viene tutto dedicato ai saluti e al piacere di ritrovarsi di nuovo insieme e in buona salute. Anche la mamma, che a New York, specie negli ultimi tempi, era sempre così sofferente, sembra ringiovanita. Ma fin dal giorno successivo il problema sul tavolo è quello dell’istituto che doveva sorgere. Florenzia nota subito una reticenza e un imbarazzo in mamma Nunziata ogni volta che ne fa cenno. Questa sembra paga di aver riportato la figlia a casa e dimentica, invece, della sua prospettiva religiosa. Così, la sera, sempre nelle rituali riunioni dopo la cena e dopo il rosario, decide di fare chiarezza. Nei prossimi giorni, e se non è domani sarà sicuramente dopodomani, dovrò presentarmi al vescovo come ho promesso a Washington al Delegato apostolico. Come sta la situazione? A che punto è questo nuovo istituto, di cui mi ha scritto Antonino e di cui pare tutti parlino? Forse c’è qualche problema è l’incipit di Nunziata –. Te ne parlerà di sicuro il vescovo, ma è bene che ci vai preparata. A Lipari sono diversi i preti, a cominciare da don Giovanni Paino, il segretario del vescovo, che vogliono un nuovo istituto di suore, un istituto liparese che affronti i problemi di Lipari. Non tutti vedono di buon occhio le Suore di Carità che sono a Lipari ormai da vent’anni. E non solo perché non si occupano dei due problemi più gravi che affliggono il paese, e cioè quello delle ragazze madri scacciate dalle famiglie e quello dei bambini abbandonati, ma soprattutto perché sembrano troppo attaccate ai soldi… Per la questione di un lascito, sono andate in lite persino col vescovo. Il vescovo, però, tentenna. Quando sono andata a trovarlo per parlargli di te, mi è parso molto incerto. Ma è stato lui a scrivere la lettera a mons. Falconio chiedendo il mio rientro incalza Florenzia. È vero. Ma temo che l’abbia fatto, più che per convinzione, cedendo alle insistenze del canonico Paino e forse per un segno di attenzione nei miei confronti che gli ero apparsa tanto preoccupata per il tuo destino, sola, in un paese così lontano. – Mamma, mamma… io non ero sola, avevo il mio istituto, le mie consorelle… Scusate, ma è inutile recriminare se è stato un bene oppure no farti tornare a Lipari intervenne don Antonino che era venuto in permesso proprio per rivedere la sorella –. Non credo, Florenzia, che tu possa pensare di tornare a New York. Ormai il tuo futuro è qui e vediamo che cosa si può fare. Quello che dice la mamma è vero: il vescovo è molto perplesso. È solo da un anno che è giunto a Lipari. Lui, che è un carmelitano, uomo di meditazione e di studi, che ha passato la sua vita finora fra il monastero e gli studi, l’insegnamento di teologia e filosofia e si è trovato catapultato in una realtà dove esistono forti tensioni con l’amministrazione comunale, la borghesia locale e dove lo stesso mondo ecclesiastico è attraversato da intrighi e pettegolezzi. Il vescovo conosce le ragioni dello scontro delle Suore di Carità col suo predecessore, il trasferimento di questi, l’esistenza di forti antipatie nel clero per queste suore che vogliono farla da padrone, le idee che circolano sull’apertura di un nuovo istituto che potrebbe riaccendere lo scontro con le suore con possibili strascichi giuridici e burocratici. È chiaro che, quando la mamma è andata a sollecitarlo di prendere una decisione che in qualche modo andava verso la creazione di questo nuovo istituto, lui abbia cercato di gettare acqua sul fuoco. E ha fatto capire che si trattava di un’ipotesi impraticabile… – Mi ha congedato bruscamente, sottolinea Nunziata. È naturale. Si sarà detto come era possibile, in questo clima, affidare un tale incarico a una suora che veniva dall’America e mancava da Lipari da nove anni… Forse, avrà pensato, sarebbe stato più semplice chiamare un altro istituto da fuori… ci sono tanti istituti di suore anche in Sicilia… Questa è stata la sua reazione di fronte alle insistenze di mamma. Poi però, nelle settimane successive, ha avuto modo di ragionare col suo segretario, ma anche con altri preti giovani e attenti ai problemi sociali come don Scolarici e don Palmisano. E mi sembra che sia divenuto più possibilista. Non gli sono spariti tutti i dubbi, ma non è più sulla difensiva. Vai a trovarlo, suor Florenzia, e può darsi che, conoscendoti, superi anche le ultime perplessità.
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ISTITUTO FRANCESCO D’ASSISI san
RACCONTO UNA STORIA
Dal romanzo - biografia «Questa è Florenzia» di Michele Giacomantonio edizioni San Paolo 2013 Torino
« Florenzia è stata una donna che ha saputo «svegliare l’aurora, cioè vincere la marginalità a cui la nascita sembrava relegarla e rivolgere al mondo un messaggio di solidarietà e di speranza »
Capitolo III RITORNO A LIPARI E NASCITA DELL’ISTITUTO 1. Di nuovo a Lipari Florenzia giunge a Lipari sul finire del febbraio del 1905. Nove anni sono passati dalla sua partenza, ma quando il vapore si ferma di fronte a Marina Corta, le sembra fosse stato solo il giorno prima. È a bordo con il fratello Giuseppe e la sorella Angelina che erano andati a incontrarla fino a Napoli e, in attesa che il rollo li trasbordi, si affaccia per cercare di scorgere la mamma e le altre sorelle che devono essere ad attenderla e per vedere se qualcosa è cambiata su quel pezzo di isola che aveva salutato partendo, pensando di non poterla più rivedere. Ecco la spiaggia di Marina Corta accerchiata da eleganti case a due piani, di cui una fila si spinge fin sotto le rupi del castello. Ecco le imbarcazioni tirate a secco, le più grosse a destra e le più piccole a sinistra. Ecco le numerose barche di pescatori. Ecco, al centro della spiaggia, la statua in marmo di san Bartolomeo con, tutto attorno, la cancellata. Ecco a sinistra all’imbocco del vallone e dinanzi a un muricciolo basso, sulla spiaggia ciottolosa, altre barche tirate a secco e dopo, la salita di San Giuseppe, che porta alla chiesa sormontata da una guglia, e a sinistra della chiesa la torre ortogonale a tre piani con una finestra tonda sopra e una sotto. Sì, almeno Marina Corta è sempre la stessa, e sembra che il tempo si sia fermato. Giunge il momento di salire sulla barca. Il mare è un po’ mosso, ma braccia robuste l’aiutano a calarsi, come fanno con gli altri passeggeri. E, insieme alle persone, i barcaioli prendono in consegna il bagaglio e lo depositano a prua. Quando l’operazione è finita, la barca, a remi, si dirige al piccolo molo della penisoletta legata alla spiaggia da un ponticello dove campeggia la chiesetta delle Anime del Purgatorio con a fianco l’ufficio del Porto. Ed eccola lì, sulla piccola banchina, la mamma con Nunziatina, Maria e Caterina e uno stuolo di parenti e amici che non tutti riconosce. È il momento dei saluti, come un antico rituale, perché nell’isola l’arrivo e la partenza assumono una visibilità e un significato tutto particolare. Ma, mentre alla partenza erano la mestizia e il pianto che dominavano la scena, ora invece ci sono sorrisi ed esclamazioni di gioia e di bentornato. Poi, finito il momento delle effusioni, tutti insieme, come in processione, con Florenzia davanti, nel suo vestito di suora francescana, sottobraccio alla mamma, si dirigono verso la casa di Lipari, ‘ntu Strittu a Sena, dove Florenzia ha abitato quando, bambina, frequentava le scuole di Lipari e dove tutta la famiglia ha soggiornato prima della partenza. E nella casa di Lipari si stabiliscono sia per meglio seguire le vicende, sia perché, in questa stagione, la casa di Pirrera è troppo umida e fredda. La cittadina è cambiata? Al confronto di New York a Florenzia sembra ancora più piccola, vecchia e grigia di quando l’aveva lasciata, anche se, a guardarla bene, diverse case sono state ristrutturate almeno nei prospetti, c’è la novità dell’illuminazione pubblica con i lampioni a gas, e al centro ci sono un maggior numero di botteghe di artigiani di quanto ricordasse. Ma di fronte al ritmo frenetico della metropoli americana Lipari le sembra statica e immobile come un presepio. Il giorno dell’arrivo viene tutto dedicato ai saluti e al piacere di ritrovarsi di nuovo insieme e in buona salute. Anche la mamma, che a New York, specie negli ultimi tempi, era sempre così sofferente, sembra ringiovanita. Ma fin dal giorno successivo il problema sul tavolo è quello dell’istituto che doveva sorgere. Florenzia nota subito una reticenza e un imbarazzo in mamma Nunziata ogni volta che ne fa cenno. Questa sembra paga di aver riportato la figlia a casa e dimentica, invece, della sua prospettiva religiosa. Così, la sera, sempre nelle rituali riunioni dopo la cena e dopo il rosario, decide di fare chiarezza. Nei prossimi giorni, e se non è domani sarà sicuramente dopodomani, dovrò presentarmi al vescovo come ho promesso a Washington al Delegato apostolico. Come sta la situazione? A che punto è questo nuovo istituto, di cui mi ha scritto Antonino e di cui pare tutti parlino? Forse c’è qualche problema è l’incipit di Nunziata –. Te ne parlerà di sicuro il vescovo, ma è bene che ci vai preparata. A Lipari sono diversi i preti, a cominciare da don Giovanni Paino, il segretario del vescovo, che vogliono un nuovo istituto di suore, un istituto liparese che affronti i problemi di Lipari. Non tutti vedono di buon occhio le Suore di Carità che sono a Lipari ormai da vent’anni. E non solo perché non si occupano dei due problemi più gravi che affliggono il paese, e cioè quello delle ragazze madri scacciate dalle famiglie e quello dei bambini abbandonati, ma soprattutto perché sembrano troppo attaccate ai soldi… Per la questione di un lascito, sono andate in lite persino col vescovo. Il vescovo, però, tentenna. Quando sono andata a trovarlo per parlargli di te, mi è parso molto incerto. Ma è stato lui a scrivere la lettera a mons. Falconio chiedendo il mio rientro – incalza Florenzia. È vero. Ma temo che l’abbia fatto, più che per convinzione, cedendo alle insistenze del canonico Paino e forse per un segno di attenzione nei miei confronti che gli ero apparsa tanto preoccupata per il tuo destino, sola, in un paese così lontano. Mamma, mamma… io non ero sola, avevo il mio istituto, le mie consorelle… Scusate, ma è inutile recriminare se è stato un bene oppure no farti tornare a Lipari intervenne don Antonino che era venuto in permesso proprio per rivedere la sorella –. Non credo, Florenzia, che tu possa pensare di tornare a New York. Ormai il tuo futuro è qui e vediamo che cosa si può fare. Quello che dice la mamma è vero: il vescovo è molto perplesso. È solo da un anno che è giunto a Lipari. Lui, che è un carmelitano, uomo di meditazione e di studi, che ha passato la sua vita finora fra il monastero e gli studi, l’insegnamento di teologia e filosofia e si è trovato catapultato in una realtà dove esistono forti tensioni con l’amministrazione comunale, la borghesia locale e dove lo stesso mondo ecclesiastico è attraversato da intrighi e pettegolezzi. Il vescovo conosce le ragioni dello scontro delle Suore di Carità col suo predecessore, il trasferimento di questi, l’esistenza di forti antipatie nel clero per queste suore che vogliono farla da padrone, le idee che circolano sull’apertura di un nuovo istituto che potrebbe riaccendere lo scontro con le suore con possibili strascichi giuridici e burocratici. È chiaro che, quando la mamma è andata a sollecitarlo di prendere una decisione che in qualche modo andava verso la creazione di questo nuovo istituto, lui abbia cercato di gettare acqua sul fuoco. E ha fatto capire che si trattava di un’ipotesi impraticabile… Mi ha congedato bruscamente, sottolinea Nunziata. È naturale. Si sarà detto come era possibile, in questo clima, affidare un tale incarico a una suora che veniva dall’America e mancava da Lipari da nove anni… Forse, avrà pensato, sarebbe stato più semplice chiamare un altro istituto da fuori… ci sono tanti istituti di suore anche in Sicilia… Questa è stata la sua reazione di fronte alle insistenze di mamma. Poi però, nelle settimane successive, ha avuto modo di ragionare col suo segretario, ma anche con altri preti giovani e attenti ai problemi sociali come don Scolarici e don Palmisano. E mi sembra che sia divenuto più possibilista. Non gli sono spariti tutti i dubbi, ma non è più sulla difensiva. Vai a trovarlo, suor Florenzia, e può darsi che, conoscendoti, superi anche le ultime perplessità.
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